domenica 12 febbraio 2012

Tutti i limiti di un bipolarismo di facciata. Una riforma che dia la parola agli elettori

da “La Sicilia” del 12 febbraio 2012


Non serve a nessuno continuare a recriminare sulle presunte pressioni esercitate dalla politica sulla Corte costituzionale nel momento in cui essa decideva sull'ammissibilità dei referendum aventi ad oggetto la legge elettorale vigente, il cosiddetto "porcellum". Su tale questione si è diviso il mondo politico, e si sono divisi anche gli studiosi. In punto di diritto, le argomentazioni dei favorevoli e dei contrari all'ammissibilità erano tutte degne di considerazione.
Adesso, comunque, si tratta di guardare avanti, dando una risposta congrua alle aspettative di tutti quei cittadini che si sono mobilitati a raccogliere le firme (e si è trattato di una mobilitazione senza precedenti ), per abrogare una legge elettorale che priva nei fatti gli elettori del diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.
Tenuto conto delle posizioni espresse dalla Corte Costituzionale, se la legge elettorale non può essere abrogata in toto per via referendaria, l'alternativa è: o ricorrere a dei referendum manipolativi, che modificano la legge elettorale facendone sopravvivere l'impianto complessivo, o seguire la strada parlamentare confidando nel fatto che, in un periodo di tregua politica come quello che si sta vivendo con il governo Monti, i partiti che fanno parte della larghissima maggioranza che sostiene il governo possano trovare un'intesa che sia rispettosa dell'opinione del paese.
Se non dovesse farsi né l'una né l'altra cosa, e se si dovesse votare con l'attuale legge, il rischio molto concreto è quello di avere lo "sciopero degli elettori", ai quali non rimarrebbe altro strumento per far valere il proprio punto di vista che quello di non andare a votare.
Ormai si sa tutto dei pro e dei contro dei diversi sistemi elettorali che sono stati finora presi in considerazione. Tutti i partiti dovrebbero essere in grado di fare delle scelte. E tuttavia, trapiantare un sistema elettorale di un paese in un altro non è un'operazione facile, perché la resa di un sistema dipende da abitudini sociali e culture politiche che sono proprie di un determinato territorio. Una cosa pare però certa. Un buon sistema elettorale per l'Italia dovrebbe essere un sistema diverso da quelli sperimentati dopo la fine della "prima Repubblica ". Tutti sistemi che muovevano dall'idea che il bipolarismo dovesse rappresentare la panacea di tutti i mali che affliggono la politica italiana.
Il bipolarismo, così come l'abbiamo interpretato in Italia, ha dato prove pessime, sia con governi di centrodestra, che con governi di centro sinistra. Leggi elettorali eccessivamente costrittive hanno creato schieramenti partitici affollati al proprio interno da partiti e gruppi politici che avevano poco in comune, o addirittura partiti scaturiti, come è stato detto, da una sorta di fusione a freddo di vecchi partiti o di pezzi di vecchi partiti.
Questi schieramenti, che apparivano già in partenza assai disuniti , in corso d'opera si sono sfasciati, e hanno finito con il produrre nuovi partiti e partitini (mai tanto numerosi nella storia unitaria ).Tanto disordine ha fatto persino emergere raggruppamenti politici fatti soltanto da transfughi dai diversi partiti, i quali si sono messi insieme al solo scopo di far cadere un governo o di garantirne la sopravvivenza.
Le leggi elettorali del bipolarismo, da questo punto di vista, hanno reso ancora più drammatica la questione morale in cui si dibatte da anni sistema politico italiano , ormai alle prese con una crisi di credibilità sempre più evidente ; solo il 4% degli italiani dichiara di avere fiducia nei partiti politici.
Con le alleanze coatte non si va da nessuna parte. Con un bipolarismo di facciata, peraltro rifiutato dal paese, non si fa crescere una cultura dell'alternanza proprio perché manca un'adeguata tensione bipolare, che non può scaturire dal fatto che delle tifoserie ,più o meno organizzate, si insultano a vicenda, senza che emerga un vero conflitto tra progettualità politiche diverse, tra visioni del mondo distinte.
Non sono i sistemi elettorali maggioritari, in un paese come il nostro in cui sopravvivono forti sentimenti di appartenenza partitica che nessuna legge elettorale può cancellare , che possono assicurare una buona governabilità , bensì congegni che garantiscano la funzione di governo in Parlamento e stabilizzino la vita dei governi attraverso la previsione di istituti come quello della fiducia data al solo Presidente del Consiglio e della sfiducia costruttiva che può prevenire il formarsi di maggioranze solo negative. Si porrebbe, per tal via, il parlamentare di fronte all'alternativa di scegliere tra una coalizione in grado di governare e lo scioglimento anticipato.
Nell'agenda del governo Monti non sono previste le riforme istituzionali, a cominciare da quella elettorale. Questo non può significare, però, che una coalizione così larga, che addirittura si propone di ripensare la stessa forma di Stato, rimodellando lo Stato sociale, non debba affrontare questioni istituzionali irrisolte da sempre . La finzione di un governo sostenuto da una maggioranza politica che non si vuole autoriconoscere come tale, è un ipocrita atto di omaggio al bipolarismo. Non si comprende perché partiti che votano le stesse leggi, debbano poi ignorarsi e limitarsi a riconoscere la regia del Presidente del Consiglio con riferimento ai comportamenti parlamentari posti in essere.
Si tratta di un teatrino della politica che non può durare a lungo .Più durerà il governo Monti, più questa idea di una maggioranza che c'è ma non si deve vedere sarà insostenibile. Questo Governo è sorretto da partiti che si sono assunti la responsabilità di governare insieme, sconfessando nei fatti le liturgie del bipolarismo, nel modo primitivo in cui è stato inteso in Italia in questi anni. Tenuto conto di ciò ,pare del tutto normale che i partiti della coalizione si riuniscono intorno a un tavolo per discutere di una nuova legge elettorale , e che il solo partito che si dichiara d'opposizione, la Lega , a quel tavolo non voglia sedere.
Avviare un confronto sulla legge elettorale, con il serio proposito di modificarla , costituisce poi una grande opportunità per affrontare questioni istituzionali delle quali da anni si discute. Sono state create nel corso degli ultimi trent'anni commissioni bicamerali, commissioni di studio, che hanno analizzato tutto ciò che c'era da analizzare con riferimento alle disfunzioni del sistema istituzionale. Tanto lavoro è approdato a un nulla di fatto. Adesso ci sono le condizioni politiche per affrontare questioni che riguardano il riordino della forma di governo, a cominciare dalla riforma del bicameralismo paritario, retaggio di un parlamentarismo inadeguato ai bisogni della società italiana, e dai punti chiave di una legislazione di contorno alla legge elettorale. Si tratta finalmente di consentire all'opinione pubblica di conoscere ciò che avviene dentro i partiti, per far sì che i principi che riguardano la trasparenza ed il metodo democratico , che dovrebbero valere per tutti gli apparati pubblici , possano valere anche per il mondo dei partiti.
SALVO ANDÒ

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