lunedì 23 gennaio 2012

Relazione di Francesco Barbalace al convegno dei Circoli Socialisti del 23 gennaio


Dati relativi agli anni dal 1994 al 2012 riferito il primo  all’inizio della cosiddetta 1^ Repubblica ed il secondo al … travaglio in atto … per la nascita della 3^ Repubblica.
12^ Legislatura   15 Aprile 1994    -   09 Maggio 1996      - durata complessiva 25 mesi –     N. 2 governi
                                                         1° governo Berlusconi 10 maggio 1994 -17 gennaio 1995   (8 mesi)                                                                               
                                                         1° governo Dini 17 gennaio 1995 – 17 maggio 1996 (17 mesi)
·         inizia ufficialmente la 2^ Repubblica e si vota , per la prima volta, con il sistema maggioritario (Legge Mattarella)
13^ Legislatura   9 maggio 1996  -  29 maggio 2001          - durata complessiva 60 mesi  -      N. 4 Governi
                                                         1° governo Prodi 15 maggio 1996  - 21 0ttobre 1998 (30 mesi)
                                                         1° governo Alema 21 ottobre 1998 – 18 dicembre 1999 (14 mesi)
                                                         2° governo D’Alema 22 dicembre 1999 – 25 Aprile 2000 (4 mesi)
                                                         2° governo Amato 25 aprile 200  - 11 giugno 2001 (13 mesi)  
14^ Legislatura  30 maggio 2001  - 27 aprile 2006              - durata complessiva 60 mesi  -     N. 2 governi
                                                         2° Berlusconi 11 giugno 2001 – 23 aprile 2005 (46 mesi)
                                                         3° Berlusconi 23 aprile 2005  - 17 maggio 2006 (11 mesi)
·         In questa legislatura, a causa dei bizantinismi della legge elettorale maggioritaria, non vengono assegnati  11 seggi alla Camera che non raggiunge il plenum dei 630 deputati.
15^ Legislatura  28 aprile 2006 – 28 aprile 2008  (732 gg)  -                                                         N. 1 governi
Si  vota con il sistema elettorale di cui alla legge 270/2005 con  premio di maggioranza
                                                          2° governo Prodi  17 maggio 2005 – 7 maggio 2008 (732 gg)
·         il governo implode per insanabili contrapposizioni tra i Partiti che avrebbero dovuto sostenerlo
16^ Legislatura  29 aprile 2000 – tuttora in corso -                                                                       N. 2 governi         
                                                          4° governo Berlusconi  8 maggio 2008 –  26 novembre 2011
                                                          1°governo Monti dal 16 novembre 2011 - … in carica
** Nei 18 anni considerati (1994-2012) si sono alternate 5 legislature (dalla 12^ alla 16^ tuttora in corso) e si sono avvicendati ben 11 governi (compreso quello in atto) per una durata media di anni 1,6 per ciascuno di essi.
La 12^ legislatura (governo di centro destra) si conclude in 24 mesi mentre la 15^ (governo di centro sinistra) si conclude in soli 732 giorni. Se la durata delle cinque legislature fosse stata pari alle previsioni del dettato costituzionale saremmo dovuti arrivare al 2019.
Le leggi elettorali adottate nel periodo considerato sono state tre:
a) la legge Mattarella del 04/08/1993 (Mattarellum);
b) la legge Tatarella del 24/02/1995 (Tatarellum);
c) la legge Calderoli del 21/12/2005 (Porcellum).
I suddetti dati e le leggi elettorali adottate dal 1994 in poi hanno rafforzato le ragioni e le condizioni per una maggiore stabilità dei governi rispetto agli anni precedenti? hanno determinato una migliore selezione della classe dirigente ed una più elevata qualità della stessa e quindi garantito più alti livelli di moralità e trasparenza( nella regione siciliana ben 30 deputati su 90 cioè 1/3 del totale sono allo stato inquisiti)? I Partiti cd liederistici hanno determinato le condizioni per una concreta e corretta vita democratica al proprio interno o al contrario attraverso il bipolarismo hanno realizzato intese ed alleanze solo di natura elettoralistica che hanno impedito, di fatto, alla destra ed alla sinistra di assicurare una seria governabilità al Paese contribuendo, tra l’altro, ad eliminare dalla rappresentanza politica del Paese i grandi filoni ideali e culturali che,dal dopoguerra in poi, avevano contribuito alla sua ricostruzione ed alla sua  crescita.
Stanno in tutto questo le molte ragioni  per cui tanti cittadini espressione di queste aree culturali, semplici cittadini,intellettuali, giovani sostenuti da forte passione civile hanno ritenuto di organizzarsi in Associazioni, Movimenti , Circoli, Fondazioni,Gruppi di varia estrazione nelle reti informatiche, o altro ancora ritenendo che fosse opportuno e necessario opporsi ai processi di omologazione apparsi, in talune circostanze, particolarmente pesanti.
Certo non sono stati anni facili e tuttavia in tanti possiamo dire, che nelle realtà nelle quali siamo stati presenti, abbiamo contribuito ad alimentare dibattiti e confronti non solo sui temi specifici dei singoli territori ma anche, più in generale, sui temi dello sviluppo, della partecipazione e quindi dei sistemi elettorali da modificare.                                   
A cominciare, per quanto ci riguarda, dai circoli socialisti, abbiamo  tutti esercitato una funzione di “sussidiarietà orizzontale” rispetto alla afasia dei due grandi blocchi politici contrapposti.
Tutto ciò è indicativo non solo dei limiti della legge elettorale in vigore e del bipolarismo  che ne deriva ma più in generale testimonia della grave crisi della politica e quindi dei Partiti attuali i quali per propria esclusiva responsabilità,           più di recente della maggioranza di centro destra ma nel recente passato anche di centro sinistra, hanno finito, a causa delle proprie divisioni interne e dell’alto livello di rissosità nel Parlamento con il delegare ad altri le proprie funzioni di governo.
Negli ultimi 18 anni il nostro Parlamento non solo non ha affrontato i problemi prioritari del Paese rispetto alle questioni economiche incombenti ma addirittura, sul piano comportamentale, il principio della” etica del dovere” è stato soppiantato da quello del “ vietato vietare”.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha opportunamente sottolineato nel suo messaggio di fine anno la necessità e la urgenza di una “rigenerazione della Politica”.
Siamo oggi probabilmente alla fine di un ciclo politico per cui taluni interessi sociali ed economici (CONFINDUSTRIA, OO.SS. ) tendono ad accorparsi ed a confrontarsi con la politica non più separatamente bensì congiuntamente e quindi chiedono al Governo una diversa direzione di marcia attraverso la adozione di politiche per lo sviluppo mentre ordini professionali, lavoratori autonomi di settori diversi tendono a fare cartello per pesare di più.
 Si tratta di lobbies, alcune delle quali in verità si muovono solo a tutela di interessi troppo particolaristici, oppure sono anche sintomo di nuovi fermenti che ripropongono il tema della “ripoliticizzazione della società” per la quale ripartendo dai territori e facendo leva su idee leggibili e credibili si sia capaci di anteporre agli interessi particolari, non sempre legittimi, di taluni gruppi sociali e politici gli interessi generali del Paese.
In questi anni abbiamo assistito ad un centro destra attraversato da fortissime divisioni con una linea politica appannata e contraddittoria sul piano interno ed internazionale. Il PDL, in particolare, non sembra potere intraprendere il cammino per la costruzione di un partito di centro destra europeo nonostante la adesione al PPE. Dall’altro lato vediamo un centro sinistra altrettanto diviso, appesantito ed incerto per potere dare una lettura aggiornata della complessità della società attuale cosa assolutamente necessaria se non addirittura prioritaria per la costruzione di una “coalizione di governo”. Il PD in particolare rischia di rimanere in mezzo al guado  tra il perseguimento della vecchia e grigia concezione dell’alternativa di sinistra mascherata con la nuova frontiera progressista e moderna del post - berlusconismo e l’alleanza con il populismo dell’ IDV e taluni stereotipi di SEL aprendo al suo interno un conflitto assai difficile da comporre tra la componente ex Margherita ed i “non pentiti superstiti del comunismo internazionale”.
Rispetto a tutto ciò dalle colonne de “ Il Riformista” l’on . Emanuele Macaluso  chiede al PD  a) di chiarire se guarda ad una alleanza larga, cioè compreso l’UDC, che abbia l’ambizione di governare e non solo di vincere o persegue la linea della caccia all’ultimo voto con l’ultimo alleato utile “per sconfiggere il nemico”; b) come intende affrontare la complessa materia dei contratti di lavoro e la rivisitazione del nostro welfare; c) quale debba essere la nuova base politica e culturale per affrontare le nuove sfide di oggi e di domani.
Tutto questo ripropone il problema di alleanze coerenti che l’attuale sistema bipolare con i doppi premi di maggioranza non solo non garantisce ma finora ha determinato una sorta di conventio ad escludendum  rispetto a vaste aree politiche e culturali accomunate da una comune e solida cultura di governo.  
 Per quanto ci riguarda pensiamo che si tratti di lavorare ancora assieme a chi in questi anni ha guardato e tuttora guarda alla possibile ricomposizione degli schieramenti politici attraverso la costituzione di nuove ampie formazioni recuperando il contributo ideale e politico delle forze che nei lunghi anni della ricostruzione del nostro Paese avevano dato prova di straordinarie capacità di governo.
Parlando per un momento di noi “circoli socialisti Sicilia” in anni difficili ed in solitudine abbiamo operato per organizzare una comunità socialista che partisse dal basso e cioè dal territorio. Lo abbiamo fatto , a fronte della persistente afasia di PDL e PD, promovendo non poche occasioni di confronto e di dibattito  spesso in concorso con la Fondazione Nuovo Mezzogiorno resistendo alla idea che altri dovesse e potesse parlare per noi. Ciò riguarda oggi anche il PSI che spesso si è limitato ad operazioni per garantire la proiezione parlamentare di qualche dirigente centrale e ciò, forse, continua a fare immaginando, proprio qui da noi, di riciclare taluno che dopo avere acquisita la ricompensa in altri siti ritorna a parlare di socialismo.
Da dove cominciare o meglio come continuare. Intanto dall’invito ai rappresentanti non solo delle Associazioni e dei Movimenti oggi presenti ( ma a tanti altri attivi nelle diverse realtà regionali che contattati hanno dichiarato  disponibilità al confronto) a fare rete per concorrere non contro i Partiti ma accanto ad essi a mettere in moto questa nostra democrazia bloccata.
 Uno degli strumenti a cui pensiamo è quello delle Scuole di Democrazia che vorremmo mette4r in cantiere con l’aiuto della Fondazione Nuovo Mezzogiorno.
I sondaggisti elettorali ci dicono che 1/3 circa dei cittadini italiani considera la politica  poco credibile o addirittura privatizzata per nel rapporto DEMOS leggiamo che il 48% di essi italiani che la democrazia italiana possa vivere senza i Partiti. Non siamo certo messi bene ma nonostante ciò mi schiero con il restante 52% degli italiani e mi ostino a pensare che la POLITICA  abbia ancora un futuro se non si vuole che con la decadenza dei Partiti attuali decada anche la democrazia.  
Come si è arrivati a tutto questo? A mio parere vi hanno contribuito, da una parte, l’invenzione berlusconiana del cd “partito liquido” che ha concorso a “liquidare” l’interesse per la politica e dall’altra la direzione di marcia spesso incerta e contraddittoria del PD dovuta alle sue troppe anime interne che ha indebolito la sinistra riformista e di governo. Abbiamo  cioè visto Partiti privi di forte identità protesi  prevalentemente ad ottenere consensi ovunque e comunque.
  A fronte del perdurare della insufficiente credibilità del sistema politico e della violenza che deriva dall’attuale sistema elettorale rappresentanti della cultura del socialismo gradualista ed egualitario, del cattolicesimo riformatore liberale,del laicismo liberale e repubblicano possono porre le basi per ricostruire le ragioni e l’esperienza umana e sociale di una nuova sinistra democratica in Italia guardando anche, sotto il profilo organizzativo, a convergenti forme di presenza politica.
La decisione della Consulta sulla inammissibilità del referendum( il Prof Sabino Cassese dovrebbe depositare proprio oggi le motivazioni della decisione assunta) pone alle forze politiche il dovere urgente di intervenire per il superamento delle due più gravi anomalie del cd Porcellum  e cioè il intervenendo sul doppio premio di maggioranza e le liste bloccate.
Una seria riforma elettorale dovrebbe riuscire a centrare tre obiettivi concreti: a) garantire la governabilità del sistema politico; b)restituire la scelta degli eletti agli elettori; c) creare coalizioni e alleanze di governo e non meri cartelli elettorali.
E’  possibile oggi porre rimedio al bipolarismo imposto per legge ed al dogma del maggioritario che hanno prodotto coalizioni che al proprio interno contemplano la maggioranza e la opposizione, che hanno determinato la proliferazione di partiti e partitini. Se è vero che in nessun Paese civile il discredito per la politica ed i Partiti è elevato come in Italia, la idea che nel 2013 si possa ritornare alla politica che abbiamo fin qui conosciuta in questi anni credo faccia accapponare la pelle (Michele Salvati)
Se si vuole evitare tutto ciò si tratta per i Partiti di “approfittare” della sospensione delle ostilità che il governo Monti sembra assicurare cominciando a fare proposte concrete sulla legge elettorale cercando un accordo mediano  e scegliendo tra il modello tedesco (proporzionale personalizzato) modello francese (uninominale a doppio turno) o modello spagnolo (proporzionale con forti effetti maggioritari) . Quest’ultimo, a mio parere, premia il radicamento territoriale dei candidati, salvaguarda la governabilità ed il rispetto delle coalizioni garantisce il ruolo dei Partiti senza incentivare la frammentazione, attenua il rischio del trasformismo parlamentare dei futuri eletti. L’altra ipotesi è il sistema elettorale proporzionale sia pure con soglia di sbarramento ma senza premio di maggioranza.
Le conclusioni di questo incontro sono affidate all’On. Salvo Andò  Presidente della Fondazione Nuovo Mezzogiorno ed al Sen. Gianpiero  D’ Alia capogruppo al Senato della Repubblica del Partito dell’UDC che sui temi del superamento del bipolarismo e sulla necessità di introdurre nel nostro sistema elettorale maggiori spazi di proporzionalismo sembra avere seguito un percorso lineare e coerente.. Ai rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti che hanno accettato il nostro invito di oggi chiediamo la disponibilità a  continuare nel cammino intrapreso attorno alle cose che qui, molto modestamente, mi sono permesso di sottoporre alla comune riflessione.

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