martedì 23 ottobre 2012

Documento dei Circoli Socialisti dei Nebrodi approvato a Capo d’Orlando


I socialisti dei Nebrodi, riunitisi il 23 ottobre a Capo d’Orlando (ME) assieme ai rappresentati del Movimento per il Territorio ed al candidato all’Assemblea regionale siciliana Avv. Marcello Greco, individuano nella proposta politico-programmatica del Movimento stesso, così come è stata elaborata nel corso delle assemblee svoltesi il 10 settembre a Giardini Naxos ed il 6 ottobre a Ragusa, le potenzialità per un rilancio delle energie civiche e sociali presenti nei territori che compongono la Regione Siciliana, a partire da quelle aree che possono apparire geograficamente marginali e che tuttavia esprimono potenzialità economiche di grande importanza, come nel caso della zona nebroidea.
Rispetto alla complessità delle sfide che attendono la Sicilia, cresce la sensazione di non riuscire nell’intento di dominare i fenomeni, di non comprendere il sistema delle connessioni che sono all’origine delle dinamiche economiche, sociali e politiche di una società sempre più “liquida”, come è quella odierna.
La misura dello smarrimento aumenta man mano che diminuiscono le dimensioni ed il peso specifico delle comunità territoriali. Più si è piccoli, isolati, lontani dai grandi centri e scaraventati alla periferia del mondo, più si percepisce un senso di inadeguatezza dei nostri territori.
Come possono uscire gli enti territoriali da una simile impasse? Non di certo arrancando in una mera gestione del giorno dopo giorno; occorre acquisire coscienza e conoscenza, attivare processi virtuosi che mettano le aggregazioni nella condizione di leggersi, interpretarsi e, soprattutto, rigenerare se stesse, alla luce del sistema di relazioni che le agganciano al mondo circostante.
I socialisti dei Nebrodi ed il Movimento per il Territorio intendono costruire un luogo di discussione politica pubblica da offrire a chi intende  impegnarsi per superare la afasia dei Partiti e che, collegandosi alla lista “Crocetta Presidente” ed alla candidatura di Marcello Greco, traghetti questo territorio da una concezione autoreferenziale del governo locale ad un rovesciamento dei rapporti di forza tra centro e periferia, in armonia con gli stessi principi dell’Autonomia speciale.
Come sottolineato dalla prestigiosa presenza di Lucia Borsellino, intervenuta all’assemblea dei socialisti dell’area dei Nebrodi, la Sicilia ha bisogno di un nuovo contesto di rapporti seri, chiari e trasparenti tra le istituzioni: con Rosario Crocetta è possibile realizzare il riscatto della politica a partire dalle realtà più avanzate del governo locale, chiamate a fare sistema per costruire una nuova specialità incardinata sulle parole d’ordine della responsabilità e del progresso
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I CIRCOLI SOCIALISTI DEI NEBRODI

lunedì 10 settembre 2012

Da Giardini Naxos parte il “Movimento per il Territorio”: appuntamento il 6 ottobre a Ragusa


Si è svolta il 10 settembre presso l’Hotel Hilton di Giardini Naxos la manifestazione regionale organizzata dai Circoli Socialisti, liberali e laici, dalle liste civiche, dalle associazioni del territorio sul tema dei “patti federativi” destinati a dare vita a nuove polarità politiche.
La manifestazione ha visto la partecipazione di un numerosissimo pubblico, che ha dato vita ad un intenso dibattito, con numerosi interventi di amministratori locali nonché di tanti giovani che rappresentavano le associazioni che hanno aderito all’iniziativa. La discussione è stata introdotta da Salvo Andò e Nello Dipasquale, i quali hanno evidenziato come sia a livello nazionale che a livello locale si è di fronte alla conclusione di un ciclo politico ed istituzionale, che rende improponibile qualunque tentativo di riproporre il bipolarismo dell’ingovernabilità e dei parlamentari nominati dall’alto attraverso liste bloccate.
A conclusione della manifestazione è stato presentato un ordine del giorno, approvato dai partecipanti, che designa il percorso organizzativo della rete dei movimenti e l’embrione di un programma che va ben al di là dell’appuntamento elettorale regionale .
Nel documento si rileva che «la partecipazione di cui il paese ha bisogno deve essere organizzata dal basso attraverso nuove forme di raccolta del consenso, un consenso basato su una discussione pubblica davvero libera e sulla libertà riconosciuta agli elettori di scegliere i propri rappresentanti considerate le loro capacità e la loro credibilità personale». Sulla base di questo convincimento le reti dei Circoli Socialisti e le diverse associazioni politiche e culturali, nonché le liste del “Patto del territorio” creato da Dipasquale hanno deciso di aggregarsi per dare vita ad un unico “Movimento per il Territorio”, il quale si candida a ricoprire il grande spazio che oggi esiste tra i grandi partiti del bipolarismo coatto, il Partito Democratico e il Popolo della Libertà. Vi sono le condizioni perché all’interno di quest’area si crei una nuovo polarità che rifiuta le logiche di un bipolarismo muscolare e inconcludente. La Sicilia può essere un utile laboratorio di queste nuove esperienze considerato che il mondo politico siciliano si presenta ormai con un vero e proprio deserto della politica a causa del dissolvimento dei partiti, prodottosi nel corso di questi ultimi anni a causa delle note vicende regionali. L’adesione del movimento alla lista “Crocetta presidente” costituisce il primo passo per la ricostruzione di un ambiente politico che consenta di dare il giusto rilievo al valore delle idee e delle persone che scendono in campo, all’interno di un rapporto con la realtà territoriali che deve essere permanente ed efficace. Il successo dell’iniziativa della lista “Crocetta presidente” è legato alla visibile garanzia di discontinuità che esse devono dare rispetto a tutto quanto è avvenuto a livello regionale in questi anni, e che oltre a produrre gravi livelli di ingovernabilità ha di fatto determinato una prolungata paralisi dell’Assemblea regionale.
Il territorio ormai si sente escluso, strumentalizzato dai partiti afflitti da forme organizzative sostanzialmente antidemocratiche e considerato tutto ciò che essi fanno,o non sono in grado di fare. Occorrono nuove idee da porre a base di un diverso modo di funzionare delle organizzazioni politiche, che li metta in grado di attrarre le persone e non di respingerle. Si tratta di sapere affrontare i problemi da troppo tempo elusi, che non possono essere certo risolti con le chiacchiere che riguardano le questioni interne ai partiti. La Sicilia non ha bisogno di partiti dominati da risse prodotte da nomenclature ristrette. Deve essere ripristinato il valore della discussione pubblica e della direzione collettiva delle organizzazioni politiche.
È stato sottolineato da quasi tutti gli intervenuti che questo rapporto col territorio non può dar luogo ad uno sterile autonomismo della denuncia, cioè privo di visione politica e produttivo di forme di neocentrismo, attraverso le quali la partitocrazia palermitana si sostituisce alla partitocrazia romana. Restituire lo scettro cittadino deve significare in concreto sapere dare conto alla gente di ciò che si fa, del perché lo si fa e di chi lo fa. In questa ottica il patto federativo rappresenta una forma trasparente attraverso cui il “Movimento per il Territorio” via via si associa ad altre soggettività politiche e, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, stipula alleanze sulla base di un contratto dai precisi contenuti programmatici. Al centro delle intese devono esserci idee e progetti, considerato che la fine delle ideologie non può significare la fine degli ideali, e soprattutto di una visione di futuro condivisa capace di mettere insieme uomini e donne desiderose di partecipare al governo della res publica.
Il “Movimento per il Territorio” deve trovare la sua ragion d’essere in una certa idea della democrazia deliberativa; esso in questa ottica deve sapere ben padroneggiare gli strumenti della democrazia diretta. Deve saper parlare delle libertà e dei diritti, consapevole che per garantire agli altri occorrerà togliere qualcosa a qualcuno per darla ad altri. Non ci potrà essere il “governo efficiente” se esso non porrà a base delle proprie scelte il principio dell’eguaglianza sostanziale .
Del programma e della struttura del “Movimento per il Territorio” si parlerà il 7 ottobre 2012 nel corso di una convention che si svolgerà a Ragusa e in cui verranno approvati dei documenti programmatici elaborati da una commissione coordinata da Maurizio Caserta e che si avvarrà dei contributi che verranno dalle diverse associazioni.
Se i partiti, hanno rilevato i partecipanti alla convention di Giardini, oggi parlano soltanto delle alleanze, e di come porsi nei confronti di ciò che è avvenuto in passato all’Assemblea regionale, il “Movimento del Territorio” parlerà soprattutto di futuro e delle idee da porre a base di un patto con la gente.
Salvo Andò ha chiarito con riferimento alla natura del Movimento, che oggi si avverte la necessità di avere un autonomismo progressista che non sia né arrogante né autoreferenziale, che non si limiti alla denuncia contro lo Stato inadempiente ma che risulti convincente attraverso le buone pratiche di governo che riesce a promuovere . Esso deve sapere parlare soprattutto ai giovani che vedono la politica come un affare degli addetti ai lavori e agli elettori in fuga dai partiti, considerato che i due maggiori partiti insieme sono molto al di sotto del 50%. «Non c’è nulla di più lontano dal nostro Movimento – afferma Salvo Andò – delle forze dell’antipolitica, considerato che nel “Movimento per il Territorio” vi sono anche alcune personalità che hanno fatto politica ma che non hanno nessun interesse a che i partiti continuino a essere quello che sono diventati, anche perché incapaci di esprimere quella forte tensione ideale che ha caratterizzato il sistema politico che ha dato vita alla Costituzione e alla Repubblica. È bene che i partiti possano risorgere, rilanciando la propria immagine, ma è necessario perché ciò possa venire che si ristabilisca un rapporto di amicizia tra essi ed il paesi, che i partiti insomma vengano vissuti come attori importanti di quel cambiamento grazie al quale la gente possa vivere meglio».
Il “Movimento per il Territorio” si organizzerà attraverso adesioni individuali e collettive, organizzerà annualmente un congresso nel quale sarà approvato un sintetico documento di intenti che costituirà il punto di riferimento dell’azione politica che dovrà essere svolta. Sarà al livello comunale e provinciale che si selezionerà il gruppo dirigente locale e si sceglieranno alleanze e programmi . Non vi saranno insomma burocrazie onnipotenti ed eterne.
Nello Dipasquale ha osservato che «oggi si moltiplicano le sigle di associazioni che dicono di agire per nome e per conto della gente, ma è proprio la gente ad essere assente dalla discussione pubblica, sono proprio le persone “in concreto” a non entrare nelle proposte con le quali dovrebbero essere risolti problemi di ogni giorno. Proprio a questa gente si rivolgerà il Movimento utilizzando in primo luogo come tramite gli amministratori comunali,i consiglieri comunali e di quartiere che rappresentano quel tessuto di rappresentanza politica diffusa attraverso il quale si può stabilire un nuovo rapporto tra politica e territorio. Il nemico del consenso libero è il voto di scambio. La raccolta del consenso deve avvenire occupandosi dei problemi di tutti e non dei clienti, avvalendosi del prestigio delle persone che lo chiedono. Solo se le finalità indicate e i modi per raggiungerle saranno convincenti, le persone saranno indotte a impegnarsi in politica. Fare ciò è il nostro dovere».

venerdì 31 agosto 2012

Manifestazione regionale dei Circoli Socialisti a Giardini Naxos (ME)


Lunedì 10 settembreGiardini Naxos (ME), presso l’Hotel Hilton (ex Ramada Inn) in località Recanati, a partire dalle ore 16,00 e fino alle 20,00, si terrà una manifestazione regionale dei Circoli Socialisti sul tema: “Un patto federativo per cambiare la Regione”. Parteciperanno circoli, associazioni e movimenti con i loro rappresentanti. Presiederà il compagno Salvo Andò.

mercoledì 1 agosto 2012

Incontro con Salvo Andò a Catania


I Circoli Socialisti della Sicilia organizzano un incontro/dibattito sul tema:  


Si torni a parlare di Politica!!!
Una discussione politica dopo le dimissioni del Presidente della Regione
   
Venerdì 03 Agosto 2012 – ore 17,00

Hotel Nettuno – Viale Ruggero di Lauria 121, C atania.

  Presiede i lavori l’On. Salvo Andò

martedì 31 luglio 2012

Documento dei Circoli Socialisti di Messina


Non illudiamoci! Non siamo alle battute finali! Restano a disposizione dell’ineffabile governatore della Sicilia ancora lunghi giorni prima di esaurire la merce in magazzino a prezzi di realizzo. Ed intanto è impegnato a saldare il conto a tutti i transfughi ai quali il suo Mpa, vero partito-rifugio, ha dato asilo. A spericolati ed impenitenti trasformisti e sciatti qualunquisti, di volta in volta, sono state aperte, chiuse e/o riaperte le porte come si conviene ad ogni buon padre di… famiglia. E tuttavia, in queste ore di vigilia, capita di vedere coloro i quali non hanno ancora incassato girovagare come “anime dannate” in cerca di altri ospitali lidi. I “gruppi misti” presenti in quasi tutti i consigli comunali della città e della provincia costituiscono il perimetro delle nuove riserve di caccia oggetto di attenzione da parte di tutti i partiti… nessuno escluso. In verità il Pd, stando a notizie di stampa, risulta particolarmente attivo in questa... meritoria attività politica.
Si prevede quindi il rinnovo dell’Ars per il prossimo Ottobre e poiché… noi siciliani siamo particolarmente fortunati si sostituisce qualche mattonella dinanzi ad alcuni esercizi commerciali, si asfaltano autostrade, si collegano “i giunti” per la mobilità urbana ed autostradale, si rappezza la “Fiera Iinternazionale” della città, si nominano nuovi assessori alla Regione (quanto rammarico per il consigliere Foti!), si allarga la rappresentanza dell’esecutivo alla Provincia, a costo zero, come ci assicura il Presidente che è uomo di fede e di verità.
Nei lunghi anni dal 1994 ad oggi tanti di noi abbiamo ritenuto di dovere stare fuori dai partiti che si andavano formando avendo avvertito, per tempo, che il c.d. bipolarismo avrebbe trasformato i partiti in meri contenitori utili a perseguire alleanze per vincere le elezioni ma certo non per governare.
La rivoluzione operata in quegli anni dalla magistratura, di per sé, avrebbe dovuto assicurare la stabilità dei governi, la selezione di una più qualificata e competente classe dirigente ed infine rappresentanti politici lineari, trasparenti ed adamantini.
A consunt ivo possiamo dire che nessuna delle tre ipotesi si è verificata ed oggi per la insipienza, la irresponsabilità, l’incapacità e la modestia della classe dirigente il Paese e la Regione scontano una condizione economica che è in gran parte figlia della loro ignavia. Per il Paese, in verità, le risorse di intelligenze e di competenze lasciano intravedere, sia pure a fronte di notevoli sacrifici, una qualche speranza. Per la Regione si annunciano candidature (almeno quelle già conosciute negli enti locali) di profilo  più che modesto che non sembrano potere alimentare alcuna speranza.
Associazioni, circoli, movimenti, organizzazioni culturali di varia estrazione hanno intensamente operato esercitando, di fatto, un ruolo sostitutivo rispetto alla insopportabile afasia dei partiti. Hanno cioè promosso incontri, dibattiti sui temi della attualità politica, licenziando proposte e progetti che la classe dirigente per incapacità di comprensione ha deliberatamente trascurato. 
Con chi, con quali progetti, con quale classe dirigente saremo costretti ad affrontare la crisi economica della nostra Regione che, rispetto alla stessa questione nazionale, presenta caratteri ancora più acuti nel contesto di un’area di specifica, preoccupante debolezza ?
I comportamenti irresponsabili delle attuali rappresentanze politiche hanno fatto precipitare la nostra società in una condizione di perenne precarietà, di crescente e diffusa illegalità nonché di sostanziale degrado e di inaffidabilità che, a tutti i livelli, investono le strutture pubbliche e gli organismi rappresentativi.         
Un terzo tra condannati ed inquisiti dell’Ars sono il frutto inevitabile di un concezione della politica arroccata a difesa ed a tutela di interessi personali e di fazione perseguiti con criteri puramente familistici.
Oggi viviamo nella trepida attesa di conoscere quanti di questi rappresentanti del popolo siciliano saranno riproposti agli elettori, quali partiti li ospiteranno affinché ciascuno di noi possa esprimere il proprio consenso consapevoli come siamo che non ci si possa o ci si debba privare... “delle loro sperimentate capacità e qualità”.
La rappresentanza regionale della nostra città non è rimasta estranea a tali deprecabili fenomeni; a partire dal 1998 è stata occupata a turno, pesantemente, dai partiti del centro-destra e del centro-sinistra rispetto ai quali è obbiettivamente difficile percepire alcuna differenza nei metodi e nei contenuti di governo. Incapaci di autonome e credibili proposte e progetti operativi, hanno difeso la propria autoconservazione ubbidendo alle pallide figure di taluni colonizzatori delle province romane. Gli uni e gli altri hanno affidato la soluzione dei problemi della città ai “ministri amici” dei “governi amici”, portando in giro il “carro di Tespi” di una progettualità non ancorata a soluzioni credibili e percepibili.
Si avverte la necessità di individuare candidature selezionate sulla base dell’accertato, assoluto rigore sul piano dei requisiti e dei comportamenti se non si vuole condannare, definitivamente, il ruolo delle rappresentanze democratiche ad organismi di torbide mediazioni e veicolo di tutela di interessi di grandi o piccoli gruppi di potere o addirittura di singoli deputati. Sono le stesse parole utilizzate da un noto deputato (anch’egli sotto osservazione) specializzato nel fare passerella in mutande.
Cosa e come fare per interrompere l’attuale fase di stagnazione che, in verità, dura da troppo tempo? E nella nostra città, afflitta da troppi anni da gestioni opache ed inefficienti, cosa è necessario fare per definire percorsi di ripresa percepibili ma soprattutto credibili?
Professionisti, uomini delle istituzioni culturali, imprenditori, giovani che intendono sottrarsi al ricatto ricorrente dei potenti di turno, operatori commerciali che intendono ribellarsi alla violenza di quanti pensano di potere continuare a gabellare i diritti come elargizione di favori, cittadini delle aree periferiche della città rappresentati quasi sempre come masse di manovra e merce per scambi elettorali al ribasso, pensiamo debbano avvertire un forte dovere di cittadinanza non disertando le battaglie e l’impegno per fare risalire la china alla propria città relegata dalla insipienza e dalla ignavia della intera classe dirigente, agli ultimi posti di qualunque graduatoria degli enti locali. Non è più tempo di neutralità da parte di nessuno! Ciascuno deve dismettere la radicata tendenza a fare, sempre, l’arbitro e/o il giudice.                                                  
Le vicende legate alla gestione dei fondi regionali per la “formazione” (storicamente noti come somme sottratte agli investimenti produttivi), hanno visto coinvolti rappresentanti del Pd, del Pdl, del Fli, in una “meritoria” gara a favore di solide prassi per l’emancipazione femminile… riservata ai propri congiunti. Un intreccio di società spesso decotte acquistate grazie anche a notevoli contributi pubblici la cui gestione è rimasta strettamente riservata ai familiari di c.d. leader politici o a sodali politici lautamente gratificati sotto il profilo economico. Quanto pubblicato in un servizio del settimanale “Panorama”, che ha descritto puntualmente i comportamenti dei leader del Pd (Genovese), del Pdl (Buzzanca), del Fli (Briguglio), non è ancora terminato. Restano da comprendere i destini dello Ial (ente di formazione già della Cisl) e dell’Enfap (ente di formazione della Uil) in corso di definizione.
C’è in sostanza un problema grave di legalità! C’è, qui a Messina, un problema gravissimo di moralità pubblica che riguarda le leadership di tutti i partiti in campo. C’è nel Pd un problema enorme di “conflitto di interesse” in settori come l’edilizia, il commercio, le concessioni demaniali, le attività immobiliari, il mercato delle locazioni e che fanno di quel partito il rappresentante effettivo di interessi reazionari e conservatori soprattutto privati. Un partito, ma non è il solo, peraltro, senza particolare cultura di governo, senza capacità di programmazione del futuro e che sicuramente nel suo attuale gruppo dirigente non ha alcunchè da spartire con le ragioni di un maturo, moderno riformismo.
Cronache giornalistiche e notizie di Palazzo ci confermano che una “piccola schiera” di consiglieri comunali di Messina di quel partito sono stati prescelti per “una missione di evangelizzazione” delle tante anime vaganti confluite all’interno dei tanti “gruppi misti” (luogo fisico di stazionamento di tanti peripatetici della politica). Solide e concrete argomentazioni dialettiche ampliano l’area dei convertiti a cominciare da tanti sindaci che si incamminano sulla “via di Damasco”.
Il bipolarismo, a destra come a sinistra, ha assicurato coperture e tutele a tutti costoro ai fini della loro sopravvivenza; il risultato più evidente è dato da evidenti ondate di antipolitica che aggrediscono gli stessi cardini del nostro sistema democratico. Fortunatamente si avvertono segnali di novità in tanti comuni della nostra Sicilia, dove le alleanze tra i partiti tradizionali lasciano il campo alle liste civiche. A Ragusa come ad Agrigento, a Barcellona Pozzo di Gotto come a San Pier Niceto, solo per citarne alcuni tra i tantissimi, gli amministratori sono espressione di nuovi gruppi dirigenti.
A sinistra si avvertono segnali di stanchezza e di disaffezione alimentati dallo stato confusionale e dalle divisioni tra i numerosi gruppi interni al Pd regionale che persegue e forse consuma ipotesi di alleanze senza percepibili e apprezzabili progetti politici.
Non sono certo apprezzabili i silenzi dei tanti gruppi e gruppetti di certa sinistra sempre pronta alla esecrazione per i comportamenti non lineari o le malefatte, come amano chiamarle, quando riguardano altre parti politiche, mentre vengono afflitti da gravissimi traumi di afasia quando si tratta di guardare in casa propria.
Un numero considerevole di associazioni e di movimenti hanno alimentato il dibattito ed il confronto nella nostra città. Associazioni come “L’altra città”, la Lega per le autonomie locali, Oikos, “L’altro futuro”, il Movimento dei pendolari nello Stretto, Officina delle idee per Messina, i Circoli Socialisti, Giustizia e libertà, il circolo “Il risveglio” e, di recente, Reset, dopo un lungo percorso di riflessione e di coinvolgimento democratico effettivo sono riuscite, ,assieme a tante altre, ad elaborare, sia pure in autonomia, i contenuti di una nuova, concreta lettura della nostra città, avanzando puntuali proposte per tentare di superare l’attuale stagnazione e la drammatica regressione nella quale ci troviamo. L’auspicio che vorremmo formulare è che tutti insieme possano riuscire a determinare intese per “scacciare i mercanti dal tempio”, offrendo alla Città la possibilità di scegliere una classe dirigente del tutto nuova ed impegnata, al di sopra di strumentali ideologizzazioni, a proporre pragmaticamente soluzioni  ai problemi del nostro territorio. Sotto questo profilo abbiamo ragione di ritenere che nuovi soggetti della borghesia delle professioni abbiano il dovere di superare neutralità e perbenismi, tante volte interessati, e proporsi con ritrovata passione civile per il riscatto della nostra città. Insieme ai tanti giovani come quelli incontrati in questi anni, a cominciare dagli studenti delle ultime classi delle scuole medie superiori, bisogna riuscire a predisporre liste civiche in occasione delle prossime elezioni comunali per partecipare ad una battaglia di civiltà, con l’obiettivo di sostituire gli attuali personaggi che da più di trent’anni affliggono le nostre istituzioni.
per i Circoli Socialisti di Messina
GIUSEPPE MAGISTRO
FRANCESCO BARBALACE

lunedì 18 giugno 2012


Lunedì 25 giugno a Messina, presso il Monte di Pietà (via XXIV Maggio) si terrà un dibattito su “Costruire la politica che non c’è”. Interverranno Gennaro Acquaviva, Girolamo Cotroneo  e Salvo Andò.


La Fondazione Nuovo Mezzogiorno e la Rete dei Circoli Socialisti hanno promosso, negli ultimi anni, numerosissime occasioni di confronto e di dibattito a fronte della persistente afasia di Pdl, Pd ed Udc.
Gli schieramenti di destra e di sinistra, grazie anche all’attuale bipolarismo ed alla caratterizzazione leaderistica dei singoli partiti, hanno potuto realizzare intese ed alleanze solo di natura elettoralistica e non certo una solida governabilità contribuendo, tra l’altro, ad eliminare dalla rappresentanza politica del Paese i grandi filoni ideali e culturali che dal dopoguerra in poi ne avevano assicurato la ricostruzione e la crescita.
Siamo oggi di fronte a questo scenario:
– abdicazione della politica;
– pesante aggravamento dei problemi dello sviluppo, della occupazione e del welfare;
– un sistema elettorale che non garantisce la governabilità del sistema politico, che espropria gli elettori del diritto costituzionale di scelta degli eletti e che prefigura meri cartelli elettorali e non alleanze di governo.
Autorevoli sondaggisti ci dicono che circa un terzo dei cittadini italiani considera la politica poco credibile se non addirittura privatizzata mentre il 48% di essi ritiene addirittura che la democrazia italiana possa vivere senza i oartiti.
A fronte di tale scenario spetta ai rappresentanti del cattolicesimo riformatore, del socialismo egualitario, del laicismo liberale e repubblicano il compito di ricostruire le basi per rinnovare le ragioni e l’esperienza umana e sociale di una nuova sinistra democratica, guardando, sotto il profilo organizzativo, a convergenti forme di presenza politica.
FRANCESCO BARBALACE

sabato 7 aprile 2012

Non bastano i bilanci trasparenti, ma anche attività politica

da “La Sicilia” del 7 aprile 2012





Lo scandalo che ha coinvolto il tesoriere della Lega, Belsito, a poche settimane di distanza dall’altra vicenda che ha riguardato il vicepresidente leghista del Consiglio regionale lombardo, Boni, aveva prodotto nei giorni scorsi grande sconcerto tra i militanti leghisti che vedevano ancora una volta infranto il mito del partito padano incorruttibile. Le dimissioni irrevocabili di Bossi, adesso, paiono destinate non solo a creare un terremoto nel Carroccio, ma ad assestare il colpo di grazia a un sistema politico già in stato di avanzata decomposizione.

Il fatto che vengano sottratti al partito soldi destinati all’attività politica per finanziare spese personali dei dirigenti o delle loro famiglie – si tratta di una prassi che si può definire consolidata, tenuto conto di quanto emerso a seguito di un altro scandalo che ha coinvolto Lusi, il tesoriere della Margherita – nella considerazione generale pare ancora più grave di un «normale» fatto di corruzione. Non c’è da sorprendersi, quindi, di fronte al rifiuto che il Paese manifesta nei confronti del sistema dei partiti nella sua interezza, come ha avuto modo di rilevare attraverso un recente sondaggio il professor Mannheimer, sottolineando che tutti i partiti sono oggetto nella stessa misura della disistima popolare. Solo cinque elettori su cento hanno ormai fiducia nei partiti.

Queste vicende sono rivelatrici, in primo luogo, della diversa natura che è venuto assumendo il partito nel sistema politico italiano. Esso non costituisce più un bene pubblico ma una proprietà privata, di cui il leader e il tesoriere, che è l’uomo di fiducia per eccellenza del leader, hanno la titolarità esclusiva. Siamo di fronte ad un fenomeno nuovo, il partito patrimoniale.

In un momento in cui il Paese affronta sacrifici molto seri che colpiscono soprattutto le classi più disagiate, il fatto, certo tutto da dimostrare, che i soldi versati dallo Stato ai partiti possano servire per fini diversi dall’attività politica costituisce la conferma che la crisi della politica in Italia sia giunta ormai a un punto di non ritorno.

Di fronte a questi fatti non si può fare meno di pensare, con grande nostalgia, alla storia dei vecchi partiti che hanno fatto la Repubblica, i quali potevano contare su un esercito di volontari che regalavano al partito in un anno centinaia di ore di lavoro, all’orgoglio dell’appartenenza dei militanti che facevano le collette per tenere in ordine la casa del partito, alle mille attività sociali che i partiti erano in grado di promuovere, quando ancora non c’era il finanziamento pubblico, attraverso l’autofinanziamento che costituiva una voce importante nel bilancio anche di quei partiti che ricevevano finanziamenti dall’estero. Tutto ciò era rivelatore dell’esistenza di una comunità politica che il partito organizzava, e di un rapporto tra vertice e militanti basato su sentimenti di fiducia e solidarietà. Lo straordinario potere conseguito da partiti così organizzati era tutto sommato giustificato, se si pensa che ciascuno di essi, sulla base di una visione condivisa del bene comune, portava dentro le istituzioni istanze destinate a dare vita a legami sociali sempre più estesi in un Paese che non aveva grandi tradizioni democratiche. Già per questa capacità di politicizzare la società italiana, quei partiti meritavano il potere che riuscivano a esercitare.

I partiti di oggi certamente non hanno meno potere, ma esso viene devoluto a una nomenclatura sempre più ristretta, che non ha alcun rapporto con comunità politiche organizzate, per il semplice fatto che tali comunità non esistono più. È rimasta insomma in piedi la partitocrazia, ma non ci sono più dei veri partiti, ci sono tifoserie e clientele da tenere insieme.

È vero che dopo gli anni gloriosi dei partiti impegnati a rifare l’Italia si sono avute stagione meno gloriose, che i partiti della prima Repubblica avevano via via perduto molta della loro credibilità, costretti com’erano a vivere ricorrendo a finanziamenti illeciti per tenere in vita apparati elefantiaci e costosi. Essi avevano quasi sempre i conti in rosso presso le banche, perché oberati dai debiti contratti anche per organizzare la presenza nel territorio attraverso sezioni, associazioni collaterali, circoli culturali, federazioni; molte di quelle sedi erano di proprietà dei partiti e i militanti andavano orgogliosi di quegli investimenti. Sono stati commessi degli errori, anche gravi, per far fronte ad un andamento della spesa che ormai non si riusciva più a tenere sotto controllo, e i dirigenti politici di allora hanno pesantemente pagato per quegli errori. Ma l’attività di partito c’era e si vedeva, tant’è che coloro che hanno promosso le campagne dell’antipolitica, con in testa la Lega, spiegavano che i partiti facevano troppa attività di informazione e di propaganda, che erano troppo invadenti, che in una società evoluta come quella italiana non c’era più bisogno dei partiti per sapere quali strade percorrere per realizzare le necessarie trasformazioni sociali.

Ebbene, anche negli anni del tramonto della prima Repubblica non è mai accaduto che si facesse ricorso alla cassa del partito per pagare i lussi privati del gruppo dirigente. Citaristi, Balzamo, gli altri tesorieri dei partiti sono stati messi sotto inchiesta da tutte, o quasi, le procure d’Italia, ma sull’onestà personale di essi nessuno ha avuto nulla da eccepire allora, neppure i magistrati. 

Tenuto conto di ciò, adesso non si tratta di auspicare il ritorno ad un passato che non può tornare, ma semplicemente di qualificare come sprechi le risorse pubbliche destinate ad attività politiche che non si fanno, o che vengono addirittura usate per speculazioni finanziarie sulle valute estere (pare che la Lega investisse in Tanzania e Norvegia). Così come è uno spreco finanziare giornali di partito che nessuno legge.

I partiti di oggi costano meno perché non hanno un insediamento territoriale vero, perché sono partiti romanocentrici, perché sono insomma partiti rinsecchiti attorno ad un apparato centrale che decide tutto, senza che vi sia una gestione collegiale. La cassa dei partiti può essere facilmente saccheggiata anche per questa ragione.

Vi sono troppi partiti personali in cui decide uno solo, non soltanto con riferimento ai deputati da nominare, ma anche con riferimento alla gestione delle risorse. Una volta il tesoriere del partito era un dirigente ben noto alla base del partito, non era una personalità occulta, un fiduciario del leader che non rendeva conto a nessuno, tranne appunto che al leader. Da tempo ormai questo non accade più. La gestione finanziaria dei partiti segue modelli che si addicono più ad una azienda privata che ad un’associazione politica. E però, avere dei partiti privatizzati che vengono pagati con i soldi del contribuente costituisce un abuso insopportabile. Adesso, dopo quello che è successo, si farà una nuova legge sul finanziamento pubblico, come si è sempre fatto quando si sono scoperte anomalie gravi o gravissime nel sistema dell’approvvigionamento finanziario dei partiti. Stavolta, l’anomalia riguarda i soldi del finanziamento pubblico non spesi o spesi per finalità indecenti, dei quali, così ci si spiega, all’interno dei partiti coinvolti in queste vicende nessuno sapeva nulla. Per rimuovere questa situazione di opacità che riguarda tutta la vita interna dei partiti, occorrono riforme strutturali da fare con legge, e non solo autoriforme. Non basta pretendere bilanci più trasparenti e una certificazione delle spese più attendibile. Occorre cambiare le forme del sostegno finanziario assicurato dallo Stato ai partiti al fine di promuovere la partecipazione politica, dando più servizi, anche nel territorio, e meno soldi. E occorre che i bilanci dei partiti siano approvati in modo meno clandestino. Se i soldi dati ai partiti sono soldi di tutti, è giusto che tutti sappiano chi li spende e per fare che cosa.


SALVO ANDÒ